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Per la pace nel mondo – un’intervista con Nelsy Lizarazo

By Milena Rampoldi, ProMosaik e.V. – Vorremmo presentarvi qui di seguito
l’intervista con l’attivista umanista colombiana Nelsy Lizarazo, residente a
Quito in Ecuador. È un’attivista del portale Pressenza per la non-violenza e la
pace nel mondo. Ha studiato filosofia, letteratura, scienze politiche e
relazioni internazionali. Abbiamo parlato del suo lavoro, della democrazia,
della non-violenza e della pace come ideale internazionale e interculturale.
Milena Rampoldi: In questo
video spieghi il significato della non-violenza nella tua vita. Potresti
spiegare questo significato ai nostri lettori, facendo alcuni esempi?
Nelsy Lizarazo: La
non-violenza nella vita quotidiana si traduce nella regola “tratta gli altri
come vorresti essere trattato”. L’applicazione di questa regola, semplice e
difficile allo stesso tempo, in concreto permette di ascoltare con attenzione
gli altri e le loro argomentazioni, anche se sono diverse dalle tue, di rendere
possibile lo scambio tra diversi punti di vista, senza tradire i propri
principi e comunque di convivere rispettando le differenze e costruendo la
democrazia. Inoltre questa regola, nella relazione tra genitori e figli, ad
esempio, permette di differire le risposte che potrebbero essere compulsive,
delicate e aggressive in momenti di tensione all’interno delle famiglie. 
Che cosa ci può insegnare
l’esperienza del tuo paese per impegnarsi  a favore della coesione sociale e della pace?
Penso che per quanto
riguarda le questioni delle politiche pubbliche, della salute e
dell’educazione, sia stato fatto uno sforzo verso l’inclusione, l’ampliamento
dei servizi, la gratuità del servizio, ecc. Questo fatto contribuisce in modo
essenziale a favorire la coesione e la pace. La pace esige delle condizioni
materiali e l’esercizio dei diritti, senza i quali rimane difficile da
realizzare. Un altro esempio, per quanto riguarda l’Ecuador, consiste nella
progressiva inclusione (alquanto complessa) della popolazione indigena e
afro-ecuadoriana nelle cariche pubbliche, in ampi spazi e a tutti i livelli
sociali. In Ecuador, un paese caratterizzato dalla diversità, la coesione e la
pace saranno possibili solo mediante l’integrazione egalitaria di tutte le
etnie e di tutte le nazionalità.
Quali sono gli obiettivi
fondamentali che persegui con il tuo lavoro come attivista?
– Impegnarmi nel
giornalismo da un punto di vista non violento. Questo è lo sforzo che compiamo
e il modo in cui Pressenza esercita la sua influenza nel contesto dei media nel
paese e a livello internazionale.
– Influenzare i settori
dell’educazione, sviluppando delle competenze negli insegnanti e negli alunni affinché
lavorino a partire dalla metodologia della non-violenza attiva e mettano la
non-violenza al centro al fine di trasformare la nostra convivenza quotidiana.
In verità vorrei
contribuire con tutte le mie forze all’accelerazione del passo evolutivo degli
esseri umani verso un nuovo momento, un momento autenticamente umano. Faccio
tutto il possibile per muovermi in questa direzione.

 

Che importanza riveste la
relazione tra la pace e i diritti umani e perché?
L’esercizio pieno di tutti
i diritti per tutte le persone dal mio punto di vista costituisce il
presupposto per realizzare la pace. Non ci sarebbe pace, se si violassero i
diritti degli esseri umani alla vita, all’educazione, alla salute, all’acqua,
all’alimentazione, alla libertà…. Il fatto di avere tutti le stesse
opportunità, costituisce il presupposto della pace. E queste pari opportunità
si garantiscono, garantendo ed esercitando pienamente tutti i diritti.
L’associazione ProMosaik
e.V è convinta che senza empatia e giustizia sia impossibile realizzare la
pace. Che ne pensi di questo?
L’empatia personalmente
l’associo al principio di trattare gli altri come vorremmo che trattassero
noi… infatti solo quando siamo in grado di dare quello che pretendiamo dagli
altri, siamo veramente in grado di riconoscere l’eguaglianza dell’altro,
mettendoci al suo posto ed essendo sensibili nei confronti della sua
situazione. Ed è questo il presupposto per realizzare la pace. Se una persona
per qualsiasi motivo si sente trattata in modo ingiusto, sviluppa un risentimento…
e i risentimenti, personali e collettivi, ostacolano la pace.

 La traduzione e la
comunicazione multilingue sono fondamentali nei movimenti internazionali per la
pace e i diritti umani. Che ne pensi di questo?
Penso che ogni sforzo volto
ad ampliare la comunicazione interculturale, paritaria, orizzontale,
trasparente ed estesa, sia un contributo fondamentale al rafforzamento dei
movimenti internazionali per la pace e la non-violenza. Senza dubbio si tratta
di una sforzo alla base dello sforzo di Pressenza… Nel mondo di oggi è
fondamentale costruire un’altra comunicazione, basata su altri valori e su
altri principi.

Che cosa hai raggiunto
finora nel tuo paese e all’estero?
Credo che tutto quello che raggiungiamo,
lo raggiungiamo solo a livello collettivo. Credo che il mio maggior contributo a
Pressenza consista nell’aprire delle porte, nello stabilire delle relazioni,
nell’articolarci in spazi più ampi alla ricerca della costruzione comune, di
influenzare con il nostro aspetto centrale e di arricchirci con gli aspetti
centrali degli altri. Rendere visibili i nostri sforzi e quelli di molti altri,
volti a costruire società non violente, è uno scopo che conseguiremo passo per
passo, giorno dopo giorno, in Ecuador e all’estero.
Che importanza riveste per
te la dialettica tra identità e diversità?
Sono convinta che in realtà tutte
le identità si costruiscano a partire dal dialogo con gli altri. Tutti gli
esseri umani lo sono grazie al primo essere umano e a tutti coloro che lo hanno
seguito, in tutti i continenti, in tutte le etnie e in tutte le situazioni
diverse tra loro. L’identità personale non si costruisce nell’isolamento… si
costruisce nel contesto, nel dialogo, nella relazione con gli altri … e la
stessa cosa vale anche per i popoli.
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