– Operazione Margine Protettivo, esperienza di uno strano incontro di Pace –

by Antonietta Chiodo, ProMosaik e.V. Italia, un racconto di un’esperienza vissuta. Questo aneddoto che ho tenuto dentro di me per
più di un anno, rappresenta un collegamento tra ciò che io, altri attivisti e
giornalisti vivemmo nei giorni dell’operazione partita l’otto Luglio 2014 dal
fronte israeliano verso la striscia di Gaza, denominata in occidente con il
nome di “Margine Protettivo”, mentre in arabo prese il nome di
“Scogliera Solida”. Molto accadde in quei giorni e le sensazioni
furono numerose e indelebili per chi le visse in prima persona, ricordo gli
attivisti ed i ragazzi che seguivo via Skype, amici di Press e persone che
cercavano di mettersi in contatto con noi, le notti passate in bianco ad
informare e seguire che nulla potesse andare peggio di come già stava andando.
Numerose furono le iniziative e indelebile quella sensazione di impotenza che
ci permise comunque di lottare, di andare avanti, vedendo ogni giorno e
sentendo i bombardamenti tramite telefono, amici che per giorni sparivano per
l’impossibilità di ricaricare i cellulari. Le forme di terrorismo non solo
tramite i bombardamenti ma anche con forme di repressione giornaliere,
elettricità mancante per giorni, fognature chiuse obbligando la gente a
situazioni psicologiche devastanti.
più di un anno, rappresenta un collegamento tra ciò che io, altri attivisti e
giornalisti vivemmo nei giorni dell’operazione partita l’otto Luglio 2014 dal
fronte israeliano verso la striscia di Gaza, denominata in occidente con il
nome di “Margine Protettivo”, mentre in arabo prese il nome di
“Scogliera Solida”. Molto accadde in quei giorni e le sensazioni
furono numerose e indelebili per chi le visse in prima persona, ricordo gli
attivisti ed i ragazzi che seguivo via Skype, amici di Press e persone che
cercavano di mettersi in contatto con noi, le notti passate in bianco ad
informare e seguire che nulla potesse andare peggio di come già stava andando.
Numerose furono le iniziative e indelebile quella sensazione di impotenza che
ci permise comunque di lottare, di andare avanti, vedendo ogni giorno e
sentendo i bombardamenti tramite telefono, amici che per giorni sparivano per
l’impossibilità di ricaricare i cellulari. Le forme di terrorismo non solo
tramite i bombardamenti ma anche con forme di repressione giornaliere,
elettricità mancante per giorni, fognature chiuse obbligando la gente a
situazioni psicologiche devastanti.

La totale mancanza di comunicazione tra i
media e gli attivisti, le fotografie e le riprese che giungevano da telecamere
fisse in zone della Striscia a cui riuscivamo ad ottenere, collegandoci
clandestinamente, grazie ad esse indicammo la strada della salvezza a
tantissimi ragazzi, mentre alcuni non ce la fecero, perdendoli per sempre.
media e gli attivisti, le fotografie e le riprese che giungevano da telecamere
fisse in zone della Striscia a cui riuscivamo ad ottenere, collegandoci
clandestinamente, grazie ad esse indicammo la strada della salvezza a
tantissimi ragazzi, mentre alcuni non ce la fecero, perdendoli per sempre.
Continuamente bambini che morivano e saltavano
in aria e dopo poche ore di sonno ancora altre immagini e noi a scrivere,
informare, cercare e verificare, decidemmo così di mettere insieme dei progetti
in giro per l’Italia a sensibilizzare i comuni e fare in modo che la bandiera
palestinese sventolasse libera e che gli italiani, anche chi non fosse abituato
all’uso del computer obbligasse i media ad informare sul genocidio, l’ennesimo
consacrato da mani israeliane.
in aria e dopo poche ore di sonno ancora altre immagini e noi a scrivere,
informare, cercare e verificare, decidemmo così di mettere insieme dei progetti
in giro per l’Italia a sensibilizzare i comuni e fare in modo che la bandiera
palestinese sventolasse libera e che gli italiani, anche chi non fosse abituato
all’uso del computer obbligasse i media ad informare sul genocidio, l’ennesimo
consacrato da mani israeliane.
Cominciarono i miei viaggi in giro per
l’Italia, portando la parola del progetto Tahrir in alcune città e
rappresentazioni. Scelsi di non fermarmi lì e di saperne ancora di più, dovevo
parlare con i diretti interessati, allora decisi di dirigermi verso Roma e
comprendere che cosa stesse accadendo realmente nelle frange politiche
dell’OLP.
l’Italia, portando la parola del progetto Tahrir in alcune città e
rappresentazioni. Scelsi di non fermarmi lì e di saperne ancora di più, dovevo
parlare con i diretti interessati, allora decisi di dirigermi verso Roma e
comprendere che cosa stesse accadendo realmente nelle frange politiche
dell’OLP.

Sapevo che stavo percorrendo un terreno
minato, sapevo come sappiamo tutti in questi casi che quando c’è di mezzo la
politica molto spesso l’umanità si adegua alla burocrazia, io ero armata di
volontà, cultura moderata ed una coscienza rabbiosa e stanca che chiedeva
assolutamente spiegazioni. Alloggiai vicino Roma, dopo essere stata in Toscana,
Emilia, Veneto, andai alla stazione, con il mio piccolo borsone e le mie
fotocopie in mano, con messenger continuamente attivo per darmi in tempo reale
ogni notizia, ogni accenno, il taccuino nella borsa ed anche un briciolo di
paura, quella paura che senti dentro prima di una grande delusione.
minato, sapevo come sappiamo tutti in questi casi che quando c’è di mezzo la
politica molto spesso l’umanità si adegua alla burocrazia, io ero armata di
volontà, cultura moderata ed una coscienza rabbiosa e stanca che chiedeva
assolutamente spiegazioni. Alloggiai vicino Roma, dopo essere stata in Toscana,
Emilia, Veneto, andai alla stazione, con il mio piccolo borsone e le mie
fotocopie in mano, con messenger continuamente attivo per darmi in tempo reale
ogni notizia, ogni accenno, il taccuino nella borsa ed anche un briciolo di
paura, quella paura che senti dentro prima di una grande delusione.
Mi si avvicinò un ragazzo, con una sacca a
spalla, un casco da moto, un paio di jeans lisi e degli occhiali da sole che
non avrebbero permesso di guardare la sua luce. Mi chiese se era il binario
giusto per Roma, io gli dissi di sì.
spalla, un casco da moto, un paio di jeans lisi e degli occhiali da sole che
non avrebbero permesso di guardare la sua luce. Mi chiese se era il binario
giusto per Roma, io gli dissi di sì.
Il treno arrivò, si fermò di fronte a noi
aprendo le porte per permettere la salita ai passeggeri, era una persona
piuttosto socievole, cominciammo a parlare e mi chiese dove stavo andando. Gli
dissi chi ero e che intenzioni avevo, ma soprattutto gli feci capire in cosa
credevo, e cioè in un’idea di PACE. Il suo volto cambiò all’improvviso, tolse
gli occhiali ed i suoi occhi azzurri mi trafissero come una spada lanciata con
tutta forza verso qualcosa che andava annientato. Mi fece vedere la medaglietta
militare tirandola fuori dalla maglietta.
aprendo le porte per permettere la salita ai passeggeri, era una persona
piuttosto socievole, cominciammo a parlare e mi chiese dove stavo andando. Gli
dissi chi ero e che intenzioni avevo, ma soprattutto gli feci capire in cosa
credevo, e cioè in un’idea di PACE. Il suo volto cambiò all’improvviso, tolse
gli occhiali ed i suoi occhi azzurri mi trafissero come una spada lanciata con
tutta forza verso qualcosa che andava annientato. Mi fece vedere la medaglietta
militare tirandola fuori dalla maglietta.
Smorzò la tensione con una risata sarcastica,
io rimasi in allerta perché lui cominciò a raccontarmi di quanto tempo passò in
Africa, mi raccontò dei buoni propositi che lo portarono in quei luoghi,
dell’idea che l’Occidente avrebbe potuto cambiare certe zone ridando la libertà
ai popoli oppressi. Ma il suo tono divenne sempre più nervoso, io cercai di
fargli capire che esiste ancora chi lotta e crede, ma che la Pace con le armi
da parte di popoli come quello occidentale autoeletti non sarebbe mai avvenuta.
io rimasi in allerta perché lui cominciò a raccontarmi di quanto tempo passò in
Africa, mi raccontò dei buoni propositi che lo portarono in quei luoghi,
dell’idea che l’Occidente avrebbe potuto cambiare certe zone ridando la libertà
ai popoli oppressi. Ma il suo tono divenne sempre più nervoso, io cercai di
fargli capire che esiste ancora chi lotta e crede, ma che la Pace con le armi
da parte di popoli come quello occidentale autoeletti non sarebbe mai avvenuta.

Mi disse che ero bellissima, perché avevo una
grande luce, ma che un giorno l’avrebbero spenta come fecero con la sua, che
erano anni che oramai non dormiva più di notte, che le braccia e le gambe che
saltavano come pezzi di giocattoli lo inseguivano e lo avrebbero fatto per
sempre.
grande luce, ma che un giorno l’avrebbero spenta come fecero con la sua, che
erano anni che oramai non dormiva più di notte, che le braccia e le gambe che
saltavano come pezzi di giocattoli lo inseguivano e lo avrebbero fatto per
sempre.
Che stavo lottando per un’utopia impossibile
da realizzare, mi raccontò della droga, di tutte le anfetamine che prese e a
volte prendeva ancora, sul campo devi essere freddo, sul campo non hai un cuore,
hai un fucile e la tua patria, sei una macchina, una macchina in grado di non
percepire più nulla, se non l’odore del sangue che senti anche sotto la doccia.
da realizzare, mi raccontò della droga, di tutte le anfetamine che prese e a
volte prendeva ancora, sul campo devi essere freddo, sul campo non hai un cuore,
hai un fucile e la tua patria, sei una macchina, una macchina in grado di non
percepire più nulla, se non l’odore del sangue che senti anche sotto la doccia.
Lasciò la moglie e il figlio, sapendo che non
era più in grado di stare con loro, non sentiva più nulla, sentiva solo la
paura di morire, perché sapeva che prima o poi sarebbe successo, in un tempo
probabilmente troppo anticipato e non avrebbe mai visto crescere suo figlio.
era più in grado di stare con loro, non sentiva più nulla, sentiva solo la
paura di morire, perché sapeva che prima o poi sarebbe successo, in un tempo
probabilmente troppo anticipato e non avrebbe mai visto crescere suo figlio.
Io lo guardavo, un bellissimo ragazzo, di poco
più di trent’anni e pensavo… possibile che una vita fosse già finita?
Possibile che i suoi sogni erano morti in quelle guerre? Possibile che nessuno
potesse aiutarlo? Possibile che la pace non avesse la forza di fargli vedere
ciò per cui io lottavo ogni giorno?
più di trent’anni e pensavo… possibile che una vita fosse già finita?
Possibile che i suoi sogni erano morti in quelle guerre? Possibile che nessuno
potesse aiutarlo? Possibile che la pace non avesse la forza di fargli vedere
ciò per cui io lottavo ogni giorno?
Mi parlava degli psicofarmaci che prendeva da
anni per dormire, poi mi accarezzò il viso e mi disse, non dimenticherò mai
quelle parole…
anni per dormire, poi mi accarezzò il viso e mi disse, non dimenticherò mai
quelle parole…
– Antonietta, io e te e tutti quei bambini
morti non siamo altro che pedine, pedine nelle loro mani ed il sangue
continuerà ad essere versato fino a che non otterranno solo quello che vogliono
loro. –
morti non siamo altro che pedine, pedine nelle loro mani ed il sangue
continuerà ad essere versato fino a che non otterranno solo quello che vogliono
loro. –

Rimasi in silenzio mentre il treno si fermò a
Roma Termini.
Roma Termini.
Scendemmo entrambi mentre lui si accese
velocemente una sigaretta, parlammo ancora un po’ e poi scendemmo in
metropolitana, andammo alla prima macchinetta per il ticket a gettoni e mentre
stavo per recuperare le monete afferrò la mia mano e mi disse con le lacrime
agli occhi…
velocemente una sigaretta, parlammo ancora un po’ e poi scendemmo in
metropolitana, andammo alla prima macchinetta per il ticket a gettoni e mentre
stavo per recuperare le monete afferrò la mia mano e mi disse con le lacrime
agli occhi…
– Tieni, piccola guerriera, questo è per te,
spero di non sbagliare, ti regalo un biglietto, questo è il mio biglietto per
la Pace.-
spero di non sbagliare, ti regalo un biglietto, questo è il mio biglietto per
la Pace.-
Prendemmo vie diverse e ci guardammo dalle
banchine opposte sino a quando non lo vidi sparire insieme al suo nuovo treno,
non seppi più niente di lui, ma non dimenticherò mai quel giovane militare che
sperò per un solo istante che il mondo sarebbe potuto cambiare.
banchine opposte sino a quando non lo vidi sparire insieme al suo nuovo treno,
non seppi più niente di lui, ma non dimenticherò mai quel giovane militare che
sperò per un solo istante che il mondo sarebbe potuto cambiare.