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Interview Campaign with Translators: Alba Canelli from Italy

di Milena Rampoldi, ProMosaik e.V.
La prossima intervista con traduttori sul tema del dialogo interculturale e della lotta per la pace la abbiamo condotto con Alba Canelli che di se stessa scrive: Cittadina di un mondo ingiusto,
ma anche pieno di speranza, con il mio modesto contributo di blogger e
traduttrice ho scelto di stare dalla parte dell’uomo contro ogni ingiustizia e
ogni sfruttamento dei popoli. Il mio blog è
Voci Dalla Strada. Come Hamid Beheschti anche Alba fa parte della rete di Tlaxcala. Ecco il suo motto con il quale come ProMosaik e.V. ci identifichiamo: “Siate sempre capaci di
sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in
qualunque parte del mondo”.

Milena Rampoldi: Quale importanza riveste la traduzione nella tua vita e per quale motivo?  
Alba Canelli: Da quando ho aperto il mio modesto blog nel
2008, tradurre ha sempre avuto per me un ruolo molto importante. Si tratta, in
primo luogo di far conoscere eventi di altri paesi, pensieri di altre persone,
sofferenze di altri popoli, ed è di conseguenza una connessione con il resto
del mondo, un modo per collegarsi a culture diverse e in molti casi, essere
vicini ad altri popoli. Ci sono tante cose che dovrebbero essere fatte e molte
altre che non dovrebbero mai essere dimenticate, altre semplicemente dette.


MR: Come spiegheresti ai nostri lettori la relazione importante tra traduzione, informazione e impegno socio-politico? 
AB: Come accennato prima, la traduzione di
determinati articoli è soprattutto “divulgazione di notizie”, e
quindi cercare l’informazione lontano dai media ufficiali, perché sappiamo che
lì non esiste informazione ma propaganda. E’ un impegno che per tanti traduttori
(come bloggers indipendenti) volontari è scaturito da tanta passione e voglia
di cambiare le cose, pur nella consapevolezza che tutto quello che facciamo
(ovviamente parlo per me) è sempre una piccola goccia nel mare.

MR: Che importanza riveste nel nostro lavoro il confronto con la verità e con le menzogne dei media mainstream, con i diritti umani e la pace?

AC: La verità è fondamentale nel nostro lavoro,
sappiamo bene che esiste una disinformazione di massa molto pericolosa. Il vero
pericolo non è tanto l’occultamento della verità, ma il fatto che tante false
notizie sono orientare a creare un’opinione pubblica su determinati fatti.
Questo è il pericolo maggiore, vale la pena a questo punto ricordare le parole
di Malcom X quando diceva: 
“Se non
state attenti, i media vi faranno odiare le persone oppresse e amare quelle che
opprimono”.
Ed è esattamente ciò che accade molto (troppo )
spesso con il popolo palestinese, tanto per fare un esempio concreto…
 
MR: Raccontaci un’esperienza della tua vita che ti ha spronata per scrivere e tradurre ed impegnarti per il vero?
AC: E’ stato grazie a internet che scoperto che i giornali e i Tg
nascondevano un sacco di cose (all’incirca nel 2007). Un giorno capitai per
caso nel blog di Beppe Grillo, iniziai a seguirlo e scoprii di non sapere
niente del mio paese e di quello che succedeva alle mie spalle come cittadina.
E’ stato solo l’inizio poi sono andata oltre…anche oltre “Grillo”
stesso che spesso ho contestato apertamente nel suo blog, quando scrivevo
lì. 
Voler sapere e scoprire è come mangiare noccioline, una
(notizia) tira l’altra e non riesci più a fermarti… Ho scoperto il famoso
Trattato di Lisbona proprio nel giugno 2008 quando ci fu il primo referendum
(quello NON truccato!), iniziai a guardare l’Europa e in seguito il mondo con
occhi diversi, vedendo la stretta trama di connessioni e intrighi che
riguardavano il mio paese in tanti eventi oscuri e terribili, scoprendo che non
erano semplicemente eventi circoscritti al mio paese (l’Italia), solo per citarne
uno: Aldo Moro. Penso che oggi si o no ci sono solo un centinaio di persone in
Italia che sanno ad esempio che Henry Kissinger è stato condannato per
l’omicidio di Moro! Oggi vedo la verità come una missione sperando nel mio
piccolo di dare un contributo.

MR: Che importanza ha dare una voce ai popoli oppressi di questo mondo e per quale motivo? 
AC: Gli “esseri umani” non sono solo
una delle specie di esseri viventi sul pianeta, gli esseri umani, devono essere
“Umani”. In tanti… troppi, non lo sono più, (citando Vittorio
Arrigoni e Che Guevara) dobbiamo Restare Umani ed essere sempre
capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro
chiunque nel mondo.
 Dare voce ai popoli oppressi nel mondo è qualcosa
che ha sempre catturato la mia coscienza, per me è un modo di essere…di
essere (e restare) Umana.

MR: ProMosaik e.V. crede nell’empatia interculturale ed interreligiosa quali parole magiche per costruire un mondo pacifico e giusto. Che cosa ne pensi?
AC: Penso che il rispetto di qualsiasi altra
cultura o religione è alla base della civiltà, una “civiltà” che
nel suo senso più ampio è ancora lontana. Quasi 1000 anni fa si organizzavano
le guerre di religione, le crociate contro l’islam, che spesso nascondevano la
loro vera natura e scopo: il furto di ricchezze altrui, persino San Francesco
se ne accorse. Oggi sembra che l’umanità non sia andata tanto avanti, certo ci
sono le guerre “umanitarie”, ma oltre al nome non è cambiato niente
se non per il fatto che oggi ci sono i media e la loro propaganda contro altre
culture che creano paura e disumanizzando altri popoli.
Anche oggi vedo crociate contro gli
infedeli e propaganda contro culture “meno civilizzate“.
Le altre culture non sono una minaccia, ma
un arricchimento. Per costruire un mondo di pace e giustizia ci vorrebbe
davvero una formula magica, forse non esiste ma se vogliamo veramente provarci
(in quanto esseri “umani”), questa è la strada giusta.