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Rachida – una donna marocchina in Italia

di Antonietta Chiodo

 Nel seguente articolo di Antonietta Chiodo vorremmo presentare un’intervista realizzata con una donna marocchina che vive da anni in Italia. La chiamiamo Rachida. Ci racconta la sua storia, il suo essere donna, i suoi sogni e le sue delusioni.








“Donne straniere in Italia, il sogno
islamico condiviso nella realtà occidentale”.
Dai dati che riguardano l’immigrazione nel
nostro paese emerge un’impennata non indifferente, negli ultimi anni la figura
femminile ne ricopre una cospicua fetta sino al 51,8 % della popolazione
straniera  in Italia. Importante notare
anche la nascita di parecchie associazioni fondate da donne immigrate, di
culture diverse che unendosi hanno trovato la possibilità di combattere la
discriminazione che purtroppo ancora fa capolino nella quotidianità italiana.
Sono quindi convinta che sia importante dare
voce alle donne che con coraggio, senza abbandonare le proprie radici e
conservando una individualità personale creano fondamenta per un futuro
all’interno di una cultura diversa anni luce dalla loro.
Onorata di avere intervistato una donna come
Rachida, una donna semplice, piena di allegria e di una simpatia spiazzante
riservando ad ogni istante una battuta per sdrammatizzare la sua situazione o
l’imbarazzo che questa intervista possa crearle. La osservo nel suo contesto
armonioso, una folta chioma di capelli scuri quasi ricci le circondano il viso
e quella sorridente bocca apre un modo al centro della sua carnagione
abbronzata, mentre gli occhi brillano e le sue mani gesticolano in continuazione,
la sua allegria è spiazzante soprattutto con quello straordinario accento
emiliano che dona ancora più gentilezza alle sue parole. Non sono abituata ad
osservare persone così disponibili verso il prossimo rendendomi così conto che
da questo incontro la lezione più grande l’avrò acquisita quasi certamente io.
Rachida nasce in Marocco nella città di Al
Jadida il 6 maggio 1977, sceglie di raggiungere l’Italia a soli ventitré anni,
ora abita a Bologna da parecchi anni.


Antonietta Chiodo: “Quando sei arrivata in Italia e perché hai scelto il nostro paese per
cambiare la tua vita?”
Rachida: In realtà l’Italia non era nel mio immaginario giornaliero, da noi non
se ne parla, si studia qualcosa sui libri di scuola, pensavo di più alla
Francia, perché noi parliamo francese e molti nostri connazionali sono lì.
Direi che è stato un caso, perché mi sono sposata in Marocco, mio marito partì
per l’Italia in cerca di lavoro ed io scelsi di raggiungerlo. Mi imbarcai su
una nave e proseguì il mio viaggio in automobile e ricordo di essere stata
emozionatissima ma felice, ero curiosa, infatti per me era un grande cambiamento.



Antonietta Chiodo: ” Questa idea dell’Italia isola felice è un’utopia?”
Rachida: Diciamo che si pensa all’Italia come ad una grande fortuna, alla
possibilità di lavorare e di rifarsi una vita. L’unico problema è che questo
sogno risale oramai ad almeno quindici anni fa, ora in realtà non è più così,
ma certe informazioni da noi non arrivano a meno che tu non abbia parenti lì.
Antonietta Chiodo: “Potresti raccontarci l’Islam attraverso gli occhi di una donna
marocchina moderna?”
Rachida: Domanda complicata, da donna moderna che arriva da un paese come il
Marocco e che non porta il velo, quella musulmana la considero una bellissima
religione, al contrario di ciò che molti pensano. Il Corano insegna a
rispettare la donna in tutto e per tutto ed io sono fiera di essere musulmana. Nei
testi religiosi sui doveri delle donne si parla dell’obbligo il velo, ma da
nessuna parte si cita il velo facciale obbligatorio. Tutto cambia attraverso
gli occhi dell’uomo musulmano che interpreta la nostra religione e la nostra
cultura, dipende soprattutto dal suo potere politico e sociale e da come lui
personalmente vede la donna che gli sta accanto.
Antonietta Chiodo: “L’Occidente secondo te è una falsa illusione?”
Rachida: Dipende da tanti… troppi fattori. Non è scontato nulla qui. La mia
difficoltà più grande è stata la lingua, parlavo solo francese e non capivo una
parola di italiano, dunque mi sono sentita persa in alcuni momenti.
Non comprendevo questa società, aveva fretta
ed era tutto molto veloce, in tutto questo però sono stata fortunata perché ho
conosciuto molti italiani che parlavano francese. Questi mi hanno aiutata a
comprendere cose che non sarei mai riuscita a capire, devo dire infatti di
avere degli amici meravigliosi.
Antonietta Chiodo: “Il razzismo hai avuto la fortuna di incontrarlo?”
Rachida: Mamma mia, sì che lo ho incontrato! Un’esperienza brutta, terribile! Sul
lavoro, sull’autobus e pure dal fruttivendolo mi sono sentita dire “Se non
ti va bene, torna a casa tua!”
Antonietta Chiodo: “Come ti sei sentita?”
Rachida: Mi sono sentita straniera e umiliata.
Antonietta Chiodo: “Secondo te cosa l’Islam potrebbe insegnare all’Occidente e cosa
l’Occidente potrebbe insegnare all’Islam?”
Rachida: L’Islam potrebbe insegnare la pace all’Occidente perché la nostra è una
religione della pace. Il terrorismo e tutto quello che si sente non fa parte di
noi. Infatti chi è realmente musulmano ed ha studiato per bene viene
indirizzato verso l’amore e la tolleranza.
L’Occidente potrebbe insegnare a quelli che
dicono di essere musulmani a rispettare la donna. Ad esempio, il Corano recita
che non puoi obbligare una donna a sposare un uomo che non ama.
Antonietta Chiodo: “Vivere in Italia ti ha donato un’identità o senti che ha cercato
di portartela via?”
Rachida: No, no, assolutamente, mi ha donato un’identità, infatti sta a me
scegliere che cosa e chi voglio essere.
Antonietta Chiodo: “Qual è l’insegnamento che vorresti che la tua bambina porti con
se?”
Rachida: Essere una donna forte con una sua identità, rispettare il prossimo che
è la base di tutto. Importante e fondamentale è anche conservare le proprie
radici, che sono e restano la nostra forza.
Antonietta Chiodo: “Riguardo al flusso migratorio che sta prendendo di mira l’Europa,
quali sono le tue sensazioni?”
Rachida: Sono spaventata, molto spaventata, mi fa venire voglia di andarmene.
Penso al futuro della mia bambina perché qui sto tribolando, ci sono poche
possibilità di crescere. Vorrei darle dei sogni e farla studiare fino a
laurearsi per potere diventare qualcuno. Vorrei conoscere un’altra realtà,
sento che l’Italia stia andando a rotoli.