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RACCONTI DA VIALE MOŞILOR
Estratto dal capitolo 1 tradotto da Sara Salone

Buongiorno dalla redazione italiana di ProMosaik e.V.,
Qui di seguito vi presentiamo un estratto del romanzo di Adina Popescu, RACCONTI DA VIALE MOŞILOR, tradotto dalla collega Sara Salone.
Avevamo presentato alcuni autori romeni, con le traduzioni di estratti dalle loro opere, parlando anche con la traduttrice Sara Salone sull’importanza della traduzione letteraria per il dialogo interculturale e la comprensione tra i popoli.
Nei seguenti link trovate il percorso di questo viaggio che vuole essere un tentativo sperimentale per far vivere ai lettori questo dialogo con un popolo europeo tanto poco conosciuto.




Vi ringrazio per la vostra attenzione.
Dr. phil. Milena Rampoldi – ProMosaik e.V.

RACCONTI DA VIALE MOŞILOR
Estratto dal capitolo 1
© Traduzione Sara Salone

Viale Moşilor è lungo, ed è largo. Viale Moşilor è la più bella
strada che io abbia
mai visto, perché abiteremo lì. Si estende da Corso della
Repubblica fino al negozio Bucur Obor, che è talmente alto da coprire perfino
il sole, qualche volta. E i nostri condomini saranno alti, ma ora sono in
costruzione. Al piano terra ci saranno dei negozi, e nel mezzo della via
passerà il tram numero 21.
Attualmente viviamo insieme alla nonna, in via Ştirbei Voda, in
un condominio sgangherato. Anton dice che il condominio si è preso diversi
terremoti, e al prossimo più forte, cadrà. Anton ha paura di stare ancora qui.
E la mamma ha paura della nonna. E così dobbiamo trasferirci a Viale Moşilor,
in un appartamento nuovo, tutto nostro.
Vado a visitare il cantiere assieme ad Anton. Ci sono
impalcature ovunque che sostengono i condomini. E ci sono anche uomini che si
muovono come formiche. Sono gli operai che costruiscono.
Anton ed io saltiamo sulle buche e sui cumuli di ghiaia.
  
Se tutto va bene, traslochiamo quest’autunno… –
  
Perché si chiama Viale Moşilor? – chiedo io. –
Perché ci verranno a stare molti vecchi? (1)

  
I vecchi non c’entrano nulla. – ride Anton – Qui
c’era una vecchia strada, che ora è stata smantellata. Andava verso la Piazza
dal quartiere di Obor, che si chiamava Mercato Moşilor perché
si teneva nei giorni dei Vecchi. Ti ricordi quando questa primavera hai scelto
tu il nome per il 3 di marzo[2]? –
  
Sì. C’era il sole. La mamma ha detto che sono una
brava bambina.
  
Ecco… quelli sono i giorni delle Vecchie. In marzo,
quando finiscono le Vecchie, ci sono i Vecchi. E il mercato di cui ti dicevo, a
Obor, lo facevano allora… ai Vecchi! Hai capito adesso? –
Non molto. Osservo
il grande condominio, che si chiama Bucur Obor, e mi aspetto che tutte le
finestre si aprano e da esse spuntino dei vecchi che ci fissano. Cosa cercano
qui questi due, un giovane papà e un bambino, da queste parti, a Viale Moşilor?
Ad Anton non importa
nulla dei miei vecchi, cerca solo di capire quale sarà il nostro condominio.
  
Al numero 180. – dice.
Ma questa strada
grande e infinita non ha numeri civici. Evitiamo le buche, saliamo e scendiamo
i cumuli di sabbia. Lasciamo orme di piedi sull’asfalto che gli operai hanno
appena steso e guardiamo verso su, i condomini che sembrano tutti uguali –
senza porte, senza vetri, senza vita, come scheletri preistorici di mammut che
hanno appena dissotterrato. Non troviamo il nostro condominio, non sappiamo
nemmeno dove siamo di preciso. Alla fine andiamo dritti, lungo i binari
azzurrini del tram, che devono pure portarci da qualche parte, in questa città
chiamata Bucarest.

[1] Calea
Moşilor
significa letteralmente “il viale dei vecchi”, ma qui si riferisce
ad una festività: i giorni dei Vecchi o Moşii
che precedono la Pentecoste e dei quali il viale ha ereditato il nome.
[2] Prima dei
giorni dei Vecchi si festeggiano i giorni delle Vecchie o Babele. Solitamente si usa dare a ognuno dei giorni il nome di
un’anziana conosciuta: se il tempo è brutto, l’anziana è cattiva.