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Le più grandi tragedie dei migranti nel Canale di Sicilia


I
viaggi della speranza troppo spesso diventano tragedie. La strage di Lampedusa
del 2013 era già stata definita «senza precedenti» con 366 vittime
di
Redazione OnlineCorriere della Sera

I viaggi della speranza dei migranti
che fuggono da Paesi in guerra, fame e povertà troppo spesso si trasformano in
tragedia e il Mediterraneo diventa la tomba per somali, siriani, eritrei . La
tragedia che si è consumata domenica nel canale di Sicilia, a 60 miglia dalla
Libia, è l’ultima tragedia che ha insanguinato il Mar Mediterraneo: la più
grande strage in mare di sempre con i suoi presunti 700 morti. Ecco i
precedenti

 

La
strage di Lampedusa
La strage di Lampedusa nel 2013 era già stata definita «senza
precedenti»
per numero di vittime. Era il 3 ottobre del 2013. Un
barcone carico di migranti naufraga all’altezza dell’isola dei Conigli, a
Lampedusa. Alla fine, dopo giorni di ricerche e soccorsi si conteranno 366
morti. Una ventina i dispersi. Si salvano in 155 . Per segnalare l’arrivo
dell’imbarcazione viene lanciata una torcia che però cade sul peschereccio e
velocemente si propaga un incendio che lo fa affondare. Tra le vittime
moltissime donne, anche incinta e bambini. Il relitto si trasforma in una
gigantesca bara con centinaia di cadaveri. L’hangar dell’aeroporto diventa una
grande camera mortuaria.
Recuperati
70 corpi
Il 3 aprile 2012 vengono recuperati
70 corpi di migranti morti a largo della Libia, all’altezza di Tripoli.
Probabilmente stavano cercando di raggiungere l’Italia
Il
barcone scomparso
Il 26 febbraio 2011 scompare nel
canale di Sicilia un barcone di circa 45 metri con a bordo forse oltre 200
migranti. Dell’imbarcazione non c’è più traccia
Tragedia
durante i soccorsi
Bilancio pesantissimo anche per un
altro naufragio avvenuto il 6 aprile di 2011: nella notte un barcone con 300
profughi a bordo provenienti dall’Africa sub-sahariana e partiti dalle coste
libiche, si ribaltò nelle acque maltesi, a 39 miglia dalla costa di Lampedusa:
se ne salvarono solo 51. I migranti,dopo aver visto il mare gonfiarsi, con un
telefono satellitare erano riusciti a chiamare le autorità di Malta, che
girarono la segnalazione ai colleghi italiani: ma quando i mezzi di soccorso
tentarono di «agganciare» la carretta senza più governo, e che già imbarcava
acqua, lanciando una cima, l’imbarcazione si rovesciò. E così si compì la
tragedia.
Uno
solo superstite
Il 16 giugno 2008 un barcone carico
di migranti affonda a largo delle coste libiche. A bordo ci sono 150 migranti
egiziani. Uno solo si salva.
Alla
deriva per giorni
Il 12 maggio 2008 una settantina di
migranti tentano di raggiungere l’Italia su un barcone che resta alla deriva
per molti giorni. In 47 muoiono di fame e di freddo e vengono gettati in mare
dai sopravvissuti
L’imbarcazione
si rovescia per il peso su una fiancata
Il 19 agosto 2008 la Corvetta
Minerva della Marina Militare soccorre un barcone con 120 clandestini.
L’imbarcazione si rovescia per il peso degli immigrati accalcati su una
fiancata in attesa di essere salvati. I soccorritori recuperano 10 cadaveri e
altri 40 resteranno dispersi
A
largo della Tunisia
Il 4 ottobre 2004 un’imbarcazione
che trasporta 75 immigrati si inabissa davanti alle coste della Tunisia:
muoiono in 17 , 47 sono dispersi, 11 sono salvati
Nessun
sopravvissuto
Il 20 giugno 2003 al largo delle
coste tunisine affonda un’imbarcazione con 189 persone. Nessun sopravvissuto
La
tragedia di Natale
Avviene nella notte di Natale del
1996 uno degli incidenti più gravi e rimasto a lungo un mistero. In un tragico
tentativo di sbarco al largo di Capo Passero, persero la vita 283 clandestini
tra pakistani indiani e cingalesi Tamil. Erano stipati su un mercantile che
trasportava circa 450 immigrati. Il cargo si fermò tra Malta e la Sicilia, in
attesa dell’arrivo di un’imbarcazione più piccola sulla quale trasbordare i
migranti che dovevano raggiungere le coste siracusane. Un sistema adoperato dal
racket dei clandestini per ridurre al minimo i rischi e massimizzare i
profitti. Ma le cattive condizioni del mare provocarono un incidente: durante
l’operazione la nave «madre» speronò la carretta che in pochi istanti si
inabissò con il suo carico umano. Per molto tempo la tragedia rimase avvolta
nel mistero, anche perché i cadaveri degli immigrati rimasero imprigionati
dentro il barcone. Solo alcuni anni dopo le telecamere piazzate su un mini
sommergibile consentirono di localizzare il relitto e far luce sulla strage.
Strage per la quale sono stati condannati a 30 anni di reclusione l’armatore
pachistano Ahmed Sheik Turab, che organizzò il viaggio e il libanese El Hallal
Youssef, comandante della nave madre. 
19 aprile 2015 | 11:22
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Vorrei dedicare la giornata di oggi a tutti i profughi che hanno perso la vita in mare.
Vorrei anche ringraziare tutti i miei connazionali impegnati nel salvataggio di queste persone.
Vorrei anche riaffermare con forza i diritti umani dei profughi.
grazie!!
Dr. phil. Milena Rampoldi di ProMosaik e.V.