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Recensione sul primo libro di ProMosaik sulla schiavitu in Mauritania pubblicata da Pressenza

Islam contro schiavitù: un nuovo paradigma per la Mauritania


10.11.2014
  Scritto da: Redazione Italia

Islam contro schiavitù: un nuovo paradigma per la Mauritania

(Foto di Promosaik)

Recensione del libro:
Storia della schiavitù e delle lotte antischiaviste in Mauritania del prof. Saidou Kane

In quest’opera l’autrice, la Dr. phil. Milena Rampoldi, presenta
l’opera del Prof. Saïdou Kane, uno storico e sociologo mauritano che
affrontò la tematica della schiavitù mauritana su un piano
prevalentemente storiografico, anche in lingua italiana. Il Prof. Kane
si impegnò tutta una vita per l’abolizione concreta della schiavitù nel
suo paese nel nome dei diritti umani e della lotta al razzismo e alla
mentalità di casta contraria all’egalitarismo islamico. Fu un politico
impegnato e poi un ardente attivista per i diritti umani in Mauritania.

L’associazione ProMosaik sostiene l’abolizionismo islamico e vorrebbe
dare voce agli abolizionisti mauritani anche in Europa vista l’urgenza
di una lotta definitiva contro la schiavitù ancora presente nel paese
nordafricano. Questo testo è uno dei tre libri che l’associazione ha
pubblicato sulla tematica dello schiavismo nel mondo islamico.
L’obiettivo che persegue ProMosaik consiste dunque nell’affermazione su
un piano religioso dell’estrema necessità di abbandonare qualsiasi forma
di anti-abolizionismo, manipolando le fonti islamiche che affermano
l’eguaglianza di tutti gli esseri umani su un piano creazionistico.
Infatti secondo Corano 4:1, tutti gli uomini e tutte le donne sono stati
creati da un’unica anima e sono dunque eguali, nonostante le differenze
di razza, cultura, stirpe, sesso e religione.

Fino ad oggi in Mauritania siamo in presenza di una società
essenzialmente schiavista, in cui vi sono persone che possiedono altre
persone, dette schiave e schiavi. La loro forza lavoro, e nel caso delle
donne anche la loro sessualità, vengono sfruttate al fine di arrecare
vantaggio in particolare alla classe aristocratica maura del Paese. È
anche molto diffusa la schiavitù domestica, un fenomeno camuffato e non
preso abbastanza sul serio che il Prof. Kane descrive nel suo trattato.
Si tratta di una pratica indegna, disumana, spregevole e contraria
all’egalitarismo islamico che va dunque combattuta.

Questa società di casta profondamente ancorata nella mentalità della
gente caratterizza il Paese sin dall’epoca preislamica e non deriva
dunque dall’Islam. Nel nome dell’Islam e della manipolazione dei
versetti coranici sul trattamento degli schiavi dell’epoca preislamica,
ancora presenti nella prima epoca islamica, quest’istituzione brutale
che priva l’essere umano della sua dignità si perpetua comunque nel
tempo, invece di essere abolita sulla base delle diverse prescrizioni
legali emesse nel Paese. Infatti sia l’abolizionismo islamico che
l’antiabolizionismo si basano sulle stesse fonti islamiche, anche se con
una differenza fondamentale: l’abolizionismo islamico parte da
un’interpretazione olistica delle fonti islamiche, considerando i
versetti sullo schiavismo nel loro contesto storico di riforma che
conduce all’abolizione definitiva della schiavitù. Gli antiabolizionisti
invece manipolano le fonti islamiche al fine di perpetuare lo
schiavismo, ignorando il discorso egalitario-creazionistico e
continuando a scrivere leggi sul trattamento degli schiavi che secondo
lo spirito riformatorio dell’Islam non dovrebbero più esserci oramai da
numerosi secoli.

In collegamento con l’opera dell’antropologo e scrittore senegalese
Tidiane N’Diaye sullo schiavismo musulmano in Africa, intitolata Le Génocide voilé, la
Dr. Rampoldi è fermamente convinta del fatto che il mondo arabo debba
smetterla di rimuovere la propria colpa e complicità nella tratta degli
schiavi africani e debba inoltre immediatamente omettere ogni tipo di
manipolazione delle fonti islamiche per mantenere la schiavitù come
un’istituzione “voluta da Allah”. Nessuna schiava e nessuno schiavo
vanno giustificati su un piano religioso. La religione libera e non
opprime. Violazioni dei diritti umani, basate sulla religione, si
rifanno ad una religione manipolata e utilizzata dall’élite di potere
per sottomettere il popolo e ostacolare lo sviluppo delle classi deboli.

Nella sua opera l’autrice presenta innanzitutto la biografia del
Prof. Kane, sulla base di un film documentario girato su di lui in
Francia in lingua Pulaar e in cui si ritrovano interviste importanti di
persone che stavano molto vicine all’autore, al fine di esprimere le
idee principali di Kane e della sua fondazione, istituita nella capitale
Nouakchott dopo la sua morte nel 2006 in seguito a un tragico incidente
stradale. Kane desidera vedere la Mauritania quale nazione riconciliata
con se stessa, liberata dall’oppressione della schiavitù e della
mentalità delle caste, che garantisca pari opportunità alle ex-schiave e
agli ex-schiavi, ossia un Paese in cui tutti i gruppi etnici possano
convivere senza discriminazione razziale, sociale ed economica, una
posizione molto simile a quella di Nelson Mandela. L’Islam ha scelto
volutamente la via della riforma, proprio per permettere l’integrazione
degli ex-schiavi e delle ex-schiave nella società civile. L’Islam
autentico si oppone infatti a qualsiasi forma di discriminazione
razziale e dunque all’Apartheid in senso lato.

Per questi ideali umanitari lottano diverse associazioni, quali EL HOR e IRA Mauritanie.
La Dr. Rampoldi riporta poi anche la seconda legge emessa dallo Stato
mauritano nel 2007 per abolire definitivamente la schiavitù: una legge
che come quella del 1981 non ha mai visto un’applicazione pratica seria e
radicale. Una legge che se concretamente applicata significherebbe la
libertà definitiva di tutte le persone ancora schiave in Paese.

Secondo il punto di vista dell’autrice, ci sono due problemi di base
che si tratta di risolvere: da una parte la cultura della schiavitù,
culturalmente ancorata, con i loro meccanismi fatali di perpetuazione
dell’ingiustizia e della diseguaglianza che si esprime nel sistema delle
caste di tutti i gruppi etnici, e dall’altra l’anti-abolizionismo
islamico che per mantenere questa istituzione della schiavitù a favore
del ceto sociale al potere manipola le fonti islamiche, anziché
considerare l’Islam quale religione profondamente egalitaria e applicare
i principi fondamentali del Corano sull’eguaglianza incondizionata di
tutti gli esseri umani nei confronti di Allah Creatore e di combattere
per una società giusta.

Segue poi il testo del Prof. Kane, riportato in lingua francese e poi
in traduzione italiana. L’autore spiega il contesto storico
dell’ancoraggio dello schiavismo nella società e ne espone anche i
motivi: un percorso affascinante di storia africana e soprattutto di
storia della lotta per i diritti umani. Nell’ultima parte del suo saggio
l’autore presenta poi le rivolte antischiaviste, tra cui figura quella
molto nota di Fuuta Toro nel 1785 e i movimenti emancipatori di EL HOR e
le ONR che si impegnano a favore della liberazione delle schiave e
degli schiavi nel Paese. In questo contesto, noi di ProMosaik vorremmo
ricordare in particolare Biram Dah Abeid dell’associazione Ira Mauritanie che fino ad oggi si impegna per la liberazione degli schiavi mauritani ed ha una sede anche in Italia.