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Unser Projekt 23 – Shajarat ad-Durr di Mahmud Badawi. La prima regina della storia islamica

Dr. phil. Milena Rampoldi: Shajarat ad-Durr di Mahmud Badawi. La prima regina della storia islamica – Tragedia in cinque atti

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In
questo testo, l’associazione per il dialogo interculturale e
interreligioso  ProMosaik e.V. presenta la traduzione italiana adattata e
commentata della straordinaria tragedia sulla carriera politica, gli
intrighi e il destino della, come la chiama lo scrittore Mahmud Badawi,
“prima regina della storia islamica“ e dunque un simbolo per tutte le
femministe oggi, Shajarat ad-Durr nel Medioevo islamico, caratterizzato
da un atteggiamento misogino in ambito sociale e politico.  
La regina Shajarat ad-Durr che la Dr. Rampoldi ha già presentato nella sua opera in lingua tedesca Das
Beispiel von Shajarat ad-Durr: Philosophische Betrachtungen zu Frau und
Politik im Islam auf der Grundlage der Werke von Bahriye Üçok und Jamal
Badawi
è l’esempio di una donna coraggiosa e brillante in un mondo
misogino e androcentrico come quello del Medioevo islamico in cui cerca
di affermarsi. 
La
traduttrice ritiene l’opera di Mahmud Badawi un contributo essenziale
collocato nell’interfaccia tra scienze letterarie, filosofia e storia
che a suo avviso adempie l’ideale aristotelico della tragedia e allo
stesso tempo contribuisce al dialogo interculturale e alla fondazione
filosofica del femminismo islamico. Ecco una citazione dalla Poetica di Aristotele:
“La
tragedia è dunque imitazione di un’azione seria e conclusa, dotata di
grandezza, con un discorso reso piacevole, differentemente per ciascun
elemento nelle sue parti. Imitazione di persone che agiscono
direttamente e non tramite narrazione, la quale imitazione, attraverso
compassione (eleos) e paura (phobos) porta ad effetto la catarsi di siffatte passioni
.”
A questo riguardo la Dr. Rampoldi scrive:
“Ritengo
che la tragedia rappresenti la forma letteraria adatta per elaborare
tali temi politici e biografici. In essa si esprime in modo calzante che
la donna nell’Islam può guardare con fierezza al passato delle vicende
di donne intelligenti e coraggiose che governavano anche i paesi
musulmani”.
La
trama si svolge all’epoca delle Guerre Crociate nel periodo di
passaggio tra la dinastia ayyubide e quella mamelucca in Egitto. Quale
schiava e poi moglie del Signore ayyubide al-Salih Ayyub all’indomani
della morte del marito riuscì ad ascendere al potere per un certo
periodo. Ma ben presto il Califfo che invia un suo messaggero in Egitto
richiede la sua abdicazione, esprimendosi a sfavore del regno di una
donna.  
Senza
voler anticipare il contenuto dei cinque atti della tragedia qui di
seguito vorremmo riportare un breve passaggio tratto dalla scena in cui
viene letta la corrispondenza del Califfo:
“Messaggero del califfo: (Apre
la lettera e legge) Nel nome di Allah, Clemente, Misericordioso,
chiediamo il vostro aiuto. Il messaggio viene da Abu Ahmed Abdullah
al-Mustasim-Billah bin al-Mustansir-Billah, il principe abbaside dei
fedeli a Bagdad, ed è rivolta ai principi e ai ministeri d’Egitto, e in
particolare al suo popolo. La pace e la misericordia di Allah siano con
voi.
Tante voci: La pace, la misericordia e la benedizione di Allah siano con voi.
Messaggero del califfo: Abbiamo
ricevuto la notizia della vostra vittoria sul nemico della religione
islamica; perciò lodiamo Allah che ha onorato la sua religione per mezzo
di voi e ha liberato l’Egitto dalle mani dei nostri nemici. Tuttavia,
sono venuti da noi dei messaggeri con notizie nelle quali, tra le altre
cose, si diceva che voi avete affidato le vostre faccende a Shajarat
ad-Durr, la vedova del re al-Salih, che Allah lo benedica. La cosa ci ha
molto colpito, poiché per l’Islam è un fatto inaudito affidare il
potere regio a una donna. Inoltre, vorremmo chiedervi, dato che si
tratta di un diritto dei Musulmani, di nominare qualcuno che sia in
grado di farsi carico del fardello del Regno. Nel caso in cui non
abbiate più uomini adatti a questo ruolo, vi manderemo noi un uomo
idoneo. Il Messaggero di Allah (le preghiere e la pace di Allah siano
con lui) disse: “Coloro che affidano le loro faccende ad una donna, non
avranno successo.” E la pace sia con quelli che percorrono la retta
via.” 
Il
califfo si riferiva in quel contesto alla presunta tradizione del
profeta Muhammad, secondo la quale un popolo il cui governo venga
affidato ad una donna, non potrebbe prosperare. Questa tradizione è
considerata la fonte principale dell’emarginazione della donna musulmana
dal mondo politico e dalla funzione di capo di Stato nella storia del
mondo musulmano e oggi viene messa fortemente in discussione nella sua
validità generale anche da molti studiosi del mondo islamico, quali ad
esempio il teologo turco Mehmet Azimli (c
fr. il suo articolo sul tema: Azimli M., Kadınların idareciliği konusundaki rivayete tarihsel bağlamda eleştirel bir yaklaşım (traduzione italiana del titolo: Un approccio critico nel contesto storico, riguardante la tradizione sul tema del governo femminile), disponibile anche in una versione online, al seguente indirizzo: http://www.mehmetazimli.com/bildiriler/c1.pdf) e non solo dalle femministe.  
Un’interpretazione
limitativa dell’afferma-zione del Profeta che, effettivamente si
riferiva a un accadimento storico occorso al Re persiano Chosrau II., il
quale aveva nominato a succe-dergli la propria figlia e rispetto a
questo fatto il Profeta aveva espresso la sua opinione concreta,
riferita solamente a quel caso storico-politico particolare, per lo più
appartenente alla politica esterna, assurto poi a massima del governo da
chi lo interpretava in senso androcentrico.  
La
mossa politica di Shajarat ad-Durr dopo la sua abdicazione conseguente
alla lettera a lei portata dal messaggero del califfo abbaside,
consistette nell’alleanza con il potente schiavo Aybek, che, su
iniziativa di Shajarat ad-Durr, divenne sultano d’Egitto al cui fianco
lei poteva continuare a tenere le redini del potere.
Il mondo è variopinto.
Il
mondo è un grande mosaico pieno di colori, composto di moltissimi sassi
diversi collegati tra loro per mezzo di ponti interculturali e
interreligiosi.